Che spettacolo i due giorni trascorsi nell’alto Reggiano subito dopo l’ultimo fine settimana (19-20 luglio 2010)!
Insieme ad Enrico Macciantelli, AE (Accompagnatore di Escursionismo) del CAI Bologna, ho ispezionato il tracciato da proporre per il week-end del 18-19 settembre 2010 ai soci del CAI nei dintorni del Monte Cusna detto “il Gigante”, 2120 m (RE), seconda vetta più alta dell’Appennino Tosco-Emiliano (vedi libro Quota 2000, cap. 3).Ci siamo così diretti in auto di buon mattino alla volta di Ligonchio - il paese natale di Iva Zanicchi, per intenderci… - e di qui abbiamo calcato lo scarpone su per la dorsale che ascende a Il Monte (1781 m) per poi innestarsi sul crinale spartiacque tra Emilia e Toscana, culminando nel Monte Sillano (1874 m, vedi foto).
Di qui, via al galoppo tra un tripudio di fiori di ogni genere lungo il sentiero 00, che abbiamo lasciato di tanto in tanto solo per salire senza eccezione su ogni più elevata asperità del crinale (Monte di Soraggio, Le Porraie, M. Ravaianda, M. Castellino), fino ad arrivare al Monte Prado, 2054 m (RE/LU), terza vetta più alta dell’Appennino Tosco-Emiliano (vedi libro Quota 2000, cap. 3). Dal Prado siamo scesi sulle rive dell’incantevole Lago Bargetana, dove si specchia la lunga cresta del Cusna (vedi foto) e dopo 8 ore e mezza di cammino e oltre 1400 m di dislivello complessivi ci siamo acquietati al Rifugio Cesare Battisti del CAI di Reggio Emilia, 1761 m, in località Lama Lite.
Una bella doccia per toglierci sudore e polvere di dosso. Poi un’abbondante cena, a base di zuppa di legumi, farro e prosciutto, brasato e polenta, torta di mele e cioccolato, il tutto innaffiato da ottimo vino rosso (direi Chianti). Per concludere la serata in gloria ci siamo pure concessi il lusso – guidati dai gestori – di berci un vin brulè al chiaro di luna presso il Passone (1845 m), insellatura tra la cresta del Cusna e l’Alpe di Vallestrina (1901 m), praticamente le caviglie del Gigante…
L’indomani, altra giornata esaltante, nella quale non ci siamo fatti mancare proprio nulla.
Dal Battisti abbiamo galoppato come “cavalli del Ventasso” lungo i 3 km e passa della cresta del Cusna – quasi tutta sopra i 2000 m – tra i fischi ripetuti e insistenti delle tantissime marmotte che non abbiamo mancato di fotografare (vedi foto). Giunti in vetta dopo avere risalito agevolmente le famose “roccette del Cusna”, ci siamo buttati a capofitto giù per la cresta Nord fino ai prati di Sara, dove – all’ombra di un faggio secolare – abbiamo consumato un pranzo frugale.
Poi via di nuovo verso il basso nella grande faggeta, che ci ha dispensato due spettacolari porcini, uno dei quali - trovato dal sottoscritto - pesava 2 etti e mezzo (vedi foto). Siamo così arrivati alla confluenza tra Canale del Lavacchiello e Fosso Lama Cavalli e risalendo quest’ultimo per un centinaio di metri scarso siamo arrivati al cospetto di una delle tante meraviglie che la natura dispensa in questa zona selvaggia: le Cascate del Lavacchiello. Qui, visto il caldo, io ed Enrico non abbiamo resistito: un’occhiata d’intesa e con cautela ci siamo immersi nelle acque gelide della pozza sotto la cascata, come nelle pubblicità dei bagno-schiuma di una volta (vedi foto). La temperatura dell’acqua, inizialmente paralizzante, si è fatta sempre più sopportabile e mi sono concesso addirittura alcune bracciate a rana e a stile sotto lo scrosciare degli spruzzi che precipitano da oltre venti metri scavalcando le poderose bancate di arenaria-macigno che digradano dal Cusna.
Infine, dopo una interminabile discesa lungo la valle e gli Schiocchi (gole in dialetto reggiano) dell’Ozola, siamo finalmente tornati alla macchina e ci siamo concessi un’abbondante e rinfrancante bevuta ai tre getti della “Fontana ‘dlo Scudlìn”, presso la centrale ENEL di Ligonchio. Cosa volete di più??
Giovanni Mazzanti