"
Come quel fiume c'ha proprio cammino/
prima dal Monte Viso 'nver' levante,/
da la sinistra costa d'Apennino,/
che si chiama Acquacheta suso, avante/
che si divalli giù nel basso letto,/
e a Forlì di quel nome è vacante,/
rimbomba là sovra San Benedetto/
de l'Alpe per cadere ad una scesa/
ove dovea per mille esser recetto;/
così, giù d'una ripa discoscesa,/
trovammo risonar quell'acqua tinta,/
sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa."/
Così scriveva Dante nella sua Divina Commedia,
(Inferno, Canto XVI, Versi 94-102), descrivendo le spettacolari cascate del torrente Acquacheta "là sovra San Benedetto de l'Alpe". L'Acquacheta è un torrente dell'Appennino Tosco-Romagnolo, che nasce dal Monte Peschiena e unendosi presso San Benedetto in Alpe (FC) col torrente Troncalosso e con il rio Destro dà origine al fiume Montone.
Non è stato però un interesse poetico, ma escursionistico e piscatorio a spingere me, mia figlia Silvia (atletica, intrepida e infaticabile) e l'amico Cesare Biserni a risalire l'Acquacheta fin sopra le cascate, ai "Romiti".
Infatti, dopo tanti anni ho nuovamente tentato la sorte con la pesca alla trota in torrente, seguendo Cesare - grande pescatore di "spinning" - e ogni tanto cimentandomi anch'io in qualche lancio (abbastanza avventato per la verità) nel tentativo di ingannare qualche bella "fario". Ma sfortuna ha voluto che quel giorno - il venerdì di Pasqua - non fossimo soli sull'Acquacheta: ci avevano preceduto ben in sette, come abbiamo scoperto risalendo e raggiungendo mano a mano gli altri pescatori più mattinieri di noi. E così soltanto Cesare, ricorrendo a tutta la sua abilità piscatoria, è riuscito a salpare un paio di fario poco sotto la misura.
Ne è comunque valsa la pena. L'ambiente naturale è incantevole. E lo spettacolo finale delle cascate è grandioso e fantastico. L'ennesima meraviglia di
questo appennino Tosco-Emiliano che non finisce mai di stupire.