Alla fine dello scorso settembre io e l'amico Federico Tais ci siamo "caricati la molla" a vicenda per un'ultima "due giorni" in Dolomiti e abbiamo scelto il Monte Civetta come obiettivo.
Stretti entrambi tra un mare di impegni, abbiamo avuto solo un giorno e mezzo di tempo infrasettimanale disponibile, che non ci ha permesso di salire in vetta, ma ci ha comunque dato modo di compiere un bellissimo giro ad anello ai piedi dei 3220 metri di quota di questo gigante dolomitico.Partiti a mezzogiorno e mezza da Palafavera (1500 m) abbiamo raggiunto agevolmente il bel rifugio Coldai (2150 m) e traversando a mezza costa siamo passati in silenzio quasi riverente sotto le guglie sempre più maestose e spettacolari che salgono verso la cima: Torre di Alleghe, Torre Coldai, Pan di Zucchero, Punta Tissi, fino a circa 2400 m di quota.
Arrivati al bivio per il Rifugio Torrani alle quattro e mezza del pomeriggio, abbiamo constatato a malincuore che era troppo tardi per mettere a repentaglio la nostra bella giornata avventurandoci lungo la via normale verso il rifugio, e abbiamo completato l'anello scendendo verso i boschi e le
sorgenti del torrente Maè fino Pecol, e da qui all'imbrunire siamo ritornati a Palafavera.
Abbiamo pernottato al bell'Albergo al Passo Staulanza, concedendoci una cena eccellente a base di spaetzle tricolori, polenta capriolo e funghi e torta Sacher, il tutto innaffiato da un'ottima Weiss Bier.
L'indomani senza fretta abbiamo fatto la classica traversata sotto il Monte Pelmo, fino al Rifugio Punta Trieste.
Poi, visto che il tempo passava inesorabile e dovevamo tornare alla Grande Mela (anzi, Grande Lasagna...) entro le 18, abbiamo riguadagnato la macchina e siamo saliti al sempre stupendo passo Giau, dove abbiamo pranzato velocemente al sacco.
Dal passo, i tornanti fra prati e boschi ci hanno scodellato nella conca di Cortina D'Ampezzo, segnando l'inesorabile e definitivo ritorno alla civiltà e alle sue "brutture", specie edilizie...
L'indomani senza fretta abbiamo fatto la classica traversata sotto il Monte Pelmo, fino al Rifugio Punta Trieste.
Poi, visto che il tempo passava inesorabile e dovevamo tornare alla Grande Mela (anzi, Grande Lasagna...) entro le 18, abbiamo riguadagnato la macchina e siamo saliti al sempre stupendo passo Giau, dove abbiamo pranzato velocemente al sacco.
Dal passo, i tornanti fra prati e boschi ci hanno scodellato nella conca di Cortina D'Ampezzo, segnando l'inesorabile e definitivo ritorno alla civiltà e alle sue "brutture", specie edilizie...
Della serie "breve ma intenso"!