Finalmente un attimo di respiro per poter aggiornare questo blog con un breve resoconto dell'esaltante
"tre giorni" sui Monti Sibillini!
Come sempre devo un grazie all'AE-AEI Mauro Pini, che mi ha coinvolto ancora come aiuto-accompagnatore in questa spettacolare uscita conclusiva del corso di escursionismo invernale 2012 del CAI Bologna, di cui Mauro è responsabile.
E anche questa volta - come già lo scorso anno in Val Maira - ci siamo trattati alla grande, con una chiusura al fulmicotone: tre giorni di "full immersion" nella montagna e nell'escurionismo invernale a tutto tondo, con base a Forca di Presta (AP), dove abbiamo pernottato presso il Rifugio degli Alpini, gestito dal baffuto e simpatico Gino.
E tre giorni baciati dal sole, con solo qualche velatura la domenica.
Inizio alla grande il venerdì 16 marzo 2012 per Mauro e gli aiuto-accompagnatori (l'AE-AEI Mauro V., Antonio, Claudio, Simone e il sottoscritto).
Levataccia e ritrovo alle 4:45 al Cimitero dei Polacchi per poter in giornata "Scalare il Vettore" - un controsenso per gli esperti di fisica-matematica, ma nei misteriosi Monti Sibillini si possono anche violare le regole della fisica... - cioè dare l'assalto al versante meridionale della vetta più alta del massiccio (2478 metri sul livello del mare), che si erge imponente e maestosa sull'ampia sella della Forca di Presta (1534 m).
Terminato il lungo viaggio in auto, abbiamo risalito con ottimo ritmo i ripidi fianchi erbosi ed assolati del Vettoretto, dove abbiamo voluto e dovuto cercarci i pendii più ripidi e i pochi canaloni innevati per far mordere la neve (e anche la terra e il fango...) ai nostri ramponi desiderosi di mettersi in mostra. Dopo aver "scaldato a dovere la caldaia" sotto un sole cocente, sudando abbondantemente nei pendii non esposti al vento, abbiamo raggiunto il valico della Forca delle Ciaule e il Rifugio Zilioli (2200 m).
- quella che si vedeva dal basso era una "croce non di vetta", posta su un'anticima che assomiglia tanto alla cima vera, ma non lo è;
- la croce di vetta vera era nascosta e piegata: dai fulmini, dal vento o da qualche spirito maligno, chissà - i Sibillini erano i monti delle fate, delle streghe e delle magie...
In cima abbiamo pranzato in totale relax sotto il sole e quasi senza un alito di vento, poi siamo scesi a bomba al Rifugio degli Alpini, dove verso sera hanno cominciato ad arrivare alla spicciolata i 16 corsisti.
Il magico tramonto sul Vettore dal Rifugio, la cena in compagnia con ottimo cibo e ottimo vino, la visita di una volpe che si è mangiata i nostri avanzi, i racconti incredibili e accattivanti di Gino il rifugista: tutto ha fatto sì che la serata del venerdì chiudesse alla grande una giornata che alla grande era iniziata.
Il giorno dopo, sabato 17 marzo 2012, è finalmente giunta l'ora per i corsisti di mostrare sul campo tutto quello che hanno imparato durante il corso. E loro l'hanno fatto con scrupolo, entusiasmo e abnegazione, dando tutto senza lesinare le forze nella bellissima escursione che ci ha portato dai pressi della Forca di Gualdo (1496 m) - sul versante umbro dei Sibillini, non lontano da Castelluccio di Norcia - al Monte Argentella (2201 m), ampio baluardo sulla cresta che dal Redentore scende fino al monte Vallelunga e al Monte Sibilla, dividendo i Piani di Castelluccio e l'alta Valle del Nera dalla conca del lago di Pilato e dalla Val d'Aso.
E' stata una giornata nella quale abbiamo davvero fatto di tutto: stupefatti per il sorprendente incontro con una volpe (non la stessa del Rifugio, le volpi abbondano nei Sibillini...) che ci si è fatta incontro sull'asfalto del parcheggio alla Forca di Gualdo mentre preparavamo l'attrezzatura, prima ci siamo incamminati tra i modesti declivi del Pian Perduto sotto il sole cocente, tra prati di erba giallastra rinsecchita e qualche isolato cavallone di neve. Giunti alla Fonte di San Lorenzo - una delle poche in quest'area carsica di roccia calcarea - ci siamo inerpicati sulla dura neve nell'ombrosa, bassa e fitta faggeta.
Poi abbiamo traversato sotto un venticello teso un ripido nevaio di neve compatta dove gli scarponi faticavano a lasciare l'impronta, ciò che ha richiesto da parte nostra la massima attenzione.
Quindi abbiamo calzato i ramponi e dopo un bel traverso che ci ha portato al Colle Albieri (1800 m), seguendo le scrupolose indicazioni di Mauro ci siamo esercitati nelle manovre di arresto con piccozza su un nevaio che sembrava fatto apposta per lo scopo, provandole in tutti i modi: non solo a testa in su di pancia e di schiena, ma anche a testa in giù di schiena e di pancia.
E qui le ragazze - Antonia, Giulia, Nadia, Silvia, Simona - hanno dato ottima prova di sè, dimostrando che le donne non temono confronti quanto a risolutezza e coordinazione (doti indispensabili nella manovra di arresto).
Per non turbare gli spiriti della montagna - come Reinhold Messner e Hans Kammerlander sul Kanchenjunga - abbiamo rispettosamente evitato la vetta, ma questo non ci ha impedito di goderci lo spettacolare panorama sulla surreale conca di Castelluccio e sulla valle del Lago di Pilato, ancora imbiancata e immersa nel suo isolamento invernale, protetta com'è dalla chiostra di monti che va dal Torrone, al Vettore, alla Cima del Lago, al Redentore, all'Argentella stesso.
Così, avendo dato tutto, quando abbiamo riguadagnato le auto eravamo davvero cotti tutti quanti... e siamo rientrati in rifugio. Gli aiuto-accompagnatori in auto con Mauro si sono anche beati della musica dei Pink Floyd ("Hey you", e altre perle), degno commento musicale al suggestivo tramonto sul surreale Piano Grande di Castelluccio.
La splendida giornata si è chiusa con una splendida serata, ancora di taglio prevalentemente mangereccio: antipasto a base di birra, formaggi e ricotta a volontà, comprati dai corsisti in quel paradiso della gastronomia che è Castelluccio di Norcia. E cena di cui non ricordo molto, dato il vino abbondante che ha fatto seguito alla birra....
Il terzo giorno, domenica 18 marzo 2012, è stato all'altezza dei due precedenti, se non dal punto di vista dell'impegno "tecnico-fisico" almeno da quello della bellezza del paesaggio, dei panorami e della compagnia. Dal Rifugio degli Alpini abbiamo compiuto una bella traversata in direzione Sud-Ovest fino al Colle delle Cese (1530 m) e al Rifugio Città d'Ascoli, dove alcuni appassionati di astronomia avevano piazzato i loro potenti telescopi per vedersi al meglio la memorabile congiunzione "Giove - Venere".
E di qui siamo scesi a "il Laghetto", piccolo specchio d'acqua nel cuore del "Pian Piccolo", che cela un inghiottitoio carsico. Abbiamo attraversato da Sud a Nord il Pian Piccolo e qui abbiamo trovato il modo di fare una buona azione, dando una mano ad un automobilista sprovveduto che pretendeva di salire con una Opel Zafira fino al Colle delle Cese, ma... per quale strada?
Dopodichè a spron battente siamo risaliti nuovamente fino a Forca di Presta e al Rifugio degli Alpini.
E a questo punto, prima di ridiscendere definitivamente nella nostra "valle Padana di lacrime", ancora una volta abbiamo ceduto ai piaceri della carne - cioè del cibo - con un sontuoso pranzo a base di specialità norcine in quel di Castelluccio: salumi, formaggi, ricotta affumicata, frittata al tartufo, lasagne, polenta e spezzatino, funghi misti, fagioli al prosciutto e - ovviamente - lenticchie, il tutto innaffiato di abbondante Montepulciano d'Abruzzo, birra e vino di visciole...
Per chi c'era (Mauro Pini e il sottoscritto) si è trattato di un bis di un altro memorabile pranzo risalente al maggio 2010, quando i Sibillini ci avevano dispensato a piene mani non il sole - come in questa calda seconda metà di Marzo - ma... la neve!
Giovanni Mazzanti