Dopo mesi e mesi di lungo inverno e di primavera incerta e dispensatrice di maltempo, è arrivato finalmente il caldo.
E la neve, restia ad abbandonare i più alti crinali, se ne sta andando: così lo scioglimento dei nevai gonfia ruscelli e torrenti che scendono dalle cime più alte del nostro Appennino e rende impetuose le cascate.
Come tutte le cose che finiscono, anche la neve che si scioglie lascia un po' di malinconia, ma la stagione deve fare il suo corso naturale e anche i patiti della neve come il sottoscritto devono rassegnarsi.
Potremo così finalmente ammirare le stupefacenti fioriture degli alti crinali, le scorribande delle giovani marmotte nei prati verdi, i voli dei rapaci che si stagliano nel cielo sempre mutevole delle quote attorno ai 2000 metri e riporre nell'armadio l'attrezzatura invernale (piccozze, ramponi, ciaspole, etc.).
Resta però la nostalgia per la bianca compagna delle escursioni invernali (e primaverili, vedi "post" sui Monti Sibillini...) e quel lieve senso di inquietudine associato al tempo che passa: un altro piccolo frammento di questo nostro lungo viaggio se n'è andato...
Giovanni Mazzanti
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