Bianco, Rosso, Verde, Rosa, Giallo e Azzurro. Cosa sono questi colori? Quelli di una bandiera? Sto pensando all’arcobaleno? O semplicemente la birra Adelscott bevuta ieri sera con gli amici del CAI Bologna, dopo la presentazione di Quota 2000 a Villa Tamba, ha lasciato qualche strascico?
Niente di tutto questo. Bianco, Rosso, Verde, Rosa, Giallo e Azzurro sono i colori dominanti del week-end scorso, sabato 18 e domenica 19 settembre 2010. Quando insieme ai suddetti amici del CAI Bologna (Anna, Barbara, Elisa, Enrico, Federico, Gianluigi, Laura, Nara, Orlando) e a tre ardimentosi del CAI Sansepolcro (Gianni, Valentino, William), ci siamo avventurati nell’alta Val d’Ozola, incuranti – o meglio, consapevoli, ma ben attrezzati in caso di maltempo… - delle non favorevoli previsioni meteorologiche.Eravamo tredici come all’ultima cena, ma – a parte nebbia, vento e pioggia che non ci hanno dato tregua fino a domenica mattina – non ci è capitato niente di male. Anzi. Abbiamo tenuto botta al tempo uggioso di sabato mattina, risalendo le ampie faggete che ricoprono la dorsale che da Ligonchio conduce a Il Monte (1781 m). Giunti in prossimità dello spartiacque Tirreno-Adriatico, con un ampio taglio sotto il Monte Sillano e il Monte di Soraggio abbiamo raggiunto il crinale principale in corrispondenza delle Porraie (1834 m). Incuranti di nebbia e vento abbiamo marciato di buona lena fino al Passo di Romecchio e alla deliziosa chiesetta di San Bartolomeo, quindi – vista l’inutilità di proseguire lungo il crinale – sotto uno scroscio di pioggia torrenziale ci siamo diretti al Rifugio Bargetana e infine al Rifugio Battisti, meta finale della giornata.
Qui, dopo esserci rapidamente “restaurati” – qualche ardito ha addirittura fatto tanto di doccia - ci siamo seduti a tavola alle cinque e mezza e non ci siamo più rialzati, ma in senso buono: prima una merenda a base di salumi e vino rosso, che si è poi saldata senza soluzione di continuità ad una cena luculliana, con antipasto a base di insalata di porcini freschi, minestra di farro, polenta e maialino di latte, patate al forno, vino e dolci in abbondanza, con gran finale a grappino e caffé. E una notte di sonno robusto, nonostante la pioggia sul tetto del rifugio continuasse a scrosciare.
L’indomani ci svegliamo e nulla sembra cambiare: ancora pioggia, nebbia, vento. Ci incamminiamo verso il Cusna (2120 m) – candidato ad essere la cima Coppi dell’escursione – ma il Gigante irato ci ricaccia indietro già dal Passone: inutile procedere in quelle condizioni.
Ritorniamo sui nostri passi e – concedendoci un’ultima chance – decidiamo di ripercorrere il tratto di crinale del giorno prima, confidando di essere più fortunati. E siccome la fortuna aiuta gli audaci, è proprio così: la pioggia cessa, compare un primo raggio di sole che disegna l’arcobaleno sul fondovalle Ozola, la nebbia si dirada anche sul crinale, spazzata da un vento teso da nord-est. E proprio mentre calchiamo gli scarponi sullo spartiacque, ci si apre la visuale sull’intera Garfagnana sino alle Apuane verso ovest e su buona parte dell’alta Toscana. Addirittura si vede nitidamente il mare, con il Golfo di La Spezia e il promontorio di Portovenere che ci si tuffa dentro.
Solo la vetta del Cusna e la sommità della sua lunga cresta “over 2000” restano sdegnosamente coperti da nuvole bianche e soffici: ma è proprio la poderosa mole del Gigante che trattiene queste nubi sospinte dal vento di bora, così che esse risparmiano il crinale dove camminiamo e lasciano che ci godiamo il sole settembrino, ancora vigoroso.
Ed eccoli tutti, allora, i colori che vi dicevo prima. Il bianco candido delle nubi, ormai innocue. Il rosso acceso delle foglie di mirtillo in una gamma infinita di tonalità. Il verde intenso delle faggete ai nostri piedi e più sbiadito dei ginepri nani frammezzo alla brughiera dei crinali. Il rosa dei cuscini di erica fiorita. Il giallo dell’erba cervina che ormai risente della siccità estiva e dei primi freddi autunnali. E l’azzurro del cielo.
Un pranzo frugale tutti insieme in vetta al monte Sillano e poi di nuovo nella nebbia: gli elementi meteorologici ci hanno concesso anche troppo per oggi. Allora via: prima dentro la nebbia, poi dentro la faggeta, quindi dentro al paese di Ligonchio e infine dentro le auto fino alla pianura.
E adesso sì che il sole può uscire senza più remore. Quando siamo in vista di San Luca, ecco che la sagoma del Cusna alle nostre spalle appare beffarda e sgombra da nubi, con solo un filo di vapore ai suoi piedi.Giovanni Mazzanti
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