Affascinato da queste suggestioni, anch’io mi sono messo sulle tracce dei nostri avi del Mesolitico e in qualità di membro del Comitato Scientifico Regionale mi sono unito alle ricerche guidate dal Presidente del Comitato Giuliano Cervi.
Verso la fine del mese di luglio scorso, insieme a Gianni Riccò, Presidente del CAI di Reggio Emilia, e a Paolo …, anch’egli membro del Comitato Scientifico Regionale, abbiamo setacciato il lungo tratto di crinale che va dal Passo delle Radici a Monte Giovo. E qui abbiamo trovato un sito mesolitico – anche se sarebbe meglio dire “ritrovato”, visto che Giuliano ci si era imbattuto per caso in mezzo alla nebbia alcuni anni prima, senza più identificarlo.
Verso la fine del mese di luglio scorso, insieme a Gianni Riccò, Presidente del CAI di Reggio Emilia, e a Paolo …, anch’egli membro del Comitato Scientifico Regionale, abbiamo setacciato il lungo tratto di crinale che va dal Passo delle Radici a Monte Giovo. E qui abbiamo trovato un sito mesolitico – anche se sarebbe meglio dire “ritrovato”, visto che Giuliano ci si era imbattuto per caso in mezzo alla nebbia alcuni anni prima, senza più identificarlo.
Abbiamo così trovato in tutto undici frammenti di selce e diaspro: non un'enormità, certo, ma quanto basta per catalogare ufficialmente il ritrovamento come “nuovo sito mesolitico”.
Dopo avere fotografato i microliti in loco e georeferenziato la posizione esatta mediante GPS, siamo tornati sui nostri passi.
Avevamo ancora negli occhi i panorami sconfinati degli alti crinali, le chiome frondose dei faggi, l’erba alta delle grandi praterie mossa dal vento del crinale. E nel cuore gli “echi di pietra” dei nostri antenati.
Avevamo ancora negli occhi i panorami sconfinati degli alti crinali, le chiome frondose dei faggi, l’erba alta delle grandi praterie mossa dal vento del crinale. E nel cuore gli “echi di pietra” dei nostri antenati.
Giovanni Mazzanti
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